Tfr in fondi o in azienda: la convenienza fiscale per aziende e dipendenti

L’adesione a un fondo di previdenza complementare rappresenta un’alternativa alla gestione del Tfr in azienda, vantaggiosa sia per l’impresa sia per il dipendente. Tuttavia, molte realtà, soprattutto di piccole dimensioni, trascurano i risvolti economici e fiscali di questa scelta.

Contesto e diffusione della previdenza complementare Secondo la relazione Covip 2024, in Italia circa 9 milioni di persone aderiscono a una forma pensionistica complementare, su 25,5 milioni di occupati. La platea è composta per circa 7 milioni da lavoratori dipendenti, con una partecipazione ancora limitata tra gli autonomi. Il fondo pensione, che unisce caratteristiche di investimento e tutela assicurativa, offre vantaggi come l’impignorabilità, l’insequestrabilità e l’esenzione da imposta di successione.

Le grandi imprese sono tenute a istituire accordi con i fondi pensione per il conferimento del Tfr. Le aziende con meno di 50 dipendenti, invece, faticano spesso ad attivare questi strumenti, nonostante i benefici che potrebbero trarne.

Esempio pratico: Tfr in azienda Un dipendente di una piccola impresa (< 50 addetti) con tre anni di anzianità e retribuzione crescente genera un Tfr pari al 6,91% della retribuzione lorda annua. L’azienda, tenendo il Tfr, deve:

  • rivalutare l’importo (1,5% fisso + 75% dell’inflazione);
  • versare un’imposta sostitutiva del 17% sulla rivalutazione annua;
  • contribuire allo 0,2% della Ral al Fondo di Garanzia Inps;
  • versare lo 0,28% della Ral come oneri Inail.

Questi costi si sommano e gravano sia sull’impresa sia sul dipendente, che riceverà un Tfr tassato e ridotto da oneri vari.

Esempio pratico: Tfr in fondi pensione Se invece l’azienda versa il Tfr a un fondo complementare:

  • non deve pagare l’imposta di rivalutazione;
  • è esonerata dal contributo al Fondo di Garanzia;
  • può dedurre fiscalmente una quota maggiore del Tfr versato (articolo 105, comma 3 del Tuir):
    • maggior deduzione del 4% se > 50 dipendenti;
    • maggior deduzione del 6% se < 50 dipendenti;
    • beneficio fiscale Ires al 24%.

Nel modello Redditi SC 2025, il vantaggio si espone nel rigo RF55 con codice 4.

Vantaggio fiscale per il dipendente Se il Tfr viene percepito dopo quattro anni:

  • lasciandolo in azienda, sarà tassato con l’aliquota media Irpef degli ultimi 5 anni (es. 40%);
  • versandolo a un fondo pensione, la tassazione è più favorevole:
    • aliquota iniziale del 15%, ridotta dello 0,3% per ogni anno di permanenza;
    • al quarto anno, la tassazione è pari al 13,8%;
    • con 35 anni di versamenti, si arriva al minimo del 9%.

 

Per l’impresa, conferire il Tfr in fondi pensione consente di ridurre oneri fiscali e contributivi. Per il dipendente, comporta vantaggi fiscali e, potenzialmente, rendimenti più elevati rispetto alla rivalutazione aziendale.

La valutazione va fatta considerando profilo di rischio, orizzonte temporale e obiettivi personali. Affidarsi a uno studio qualificato permette di effettuare un’analisi personalizzata dei vantaggi fiscali e previdenziali legati alla destinazione del Tfr, ottimizzando l’interesse di entrambe le parti.

 

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Tiziano Beneggi

Ottobre 13, 2025

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