Spese di rappresentanza per professionisti: deducibilità e vincolo dell’inerenza

 

Nel panorama fiscale italiano, la deducibilità delle spese di rappresentanza per i lavoratori autonomi è da sempre oggetto di interpretazioni e chiarimenti. L’ordinanza n. 26553/2025 della Corte di Cassazione ha riportato l’attenzione sul principio dell’inerenza, ribadendo che anche le spese promozionali devono essere strettamente collegate all’attività svolta. Questo articolo analizza il quadro normativo attuale, le implicazioni pratiche per i professionisti e le differenze con le spese pubblicitarie.

L’inerenza come criterio fondamentale per la deducibilità

Secondo l’articolo 54 del TUIR, il reddito da lavoro autonomo si determina sottraendo dal totale dei compensi percepiti le spese sostenute nell’esercizio dell’attività. Tuttavia, non tutte le spese sono deducibili: è necessario che siano inerenti, ovvero funzionali e coerenti con l’attività professionale. Spese personali o prive di connessione diretta con la professione non possono essere portate in deduzione.

Spese di rappresentanza: definizione e limiti normativi

L’articolo 54-septies del TUIR consente la deduzione delle spese di rappresentanza entro il limite dell’1% dei compensi percepiti, a condizione che siano tracciabili. Rientrano in questa categoria anche gli acquisti di oggetti d’arte, antiquariato o da collezione, se destinati a finalità promozionali o ceduti gratuitamente. Tuttavia, la mancanza di un riferimento normativo esplicito, come invece previsto per le imprese (art. 108 TUIR), rende più complesso il loro inquadramento.

Il ruolo della gratuità e della finalità promozionale

Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate nella circolare 34/E/2009, le spese di rappresentanza devono essere gratuite, promozionali e ragionevoli. Devono mirare a generare benefici economici, anche potenziali, e rispettare le pratiche commerciali del settore. Questo distingue nettamente tali spese da quelle pubblicitarie, che sono contrattualmente corrispettive e integralmente deducibili.

Spese di rappresentanza vs spese pubblicitarie

Le spese pubblicitarie, a differenza di quelle di rappresentanza, non sono soggette a limiti percentuali e sono deducibili integralmente. La differenza principale risiede nella natura del rapporto: le spese pubblicitarie derivano da un contratto con obbligo di prestazione da parte del destinatario, mentre quelle di rappresentanza sono gratuite e non prevedono un ritorno diretto.

Prestazioni alberghiere e ristorazione: regole specifiche

Nel reddito da lavoro autonomo, le spese per alberghi e ristoranti sono deducibili al 75%, con un tetto massimo del 2% dei compensi percepiti. Se tali spese rientrano tra quelle di rappresentanza, devono rispettare anche il limite dell’1%. Tuttavia, se sono sostenute per ospitalità di clienti (anche potenziali), seguono regole diverse, come previsto dal DM 19 novembre 2008.

 

La deducibilità delle spese di rappresentanza per i professionisti richiede un’attenta valutazione dell’inerenza e della finalità promozionale. È fondamentale documentare la natura delle spese, garantire la tracciabilità dei pagamenti e rispettare i limiti previsti. Una gestione fiscale consapevole permette di evitare contestazioni e ottimizzare il carico tributario nel rispetto della normativa vigente.

CONDIVIDI

Tiziano Beneggi

Ottobre 29, 2025

Scegli un partner professionale

Lavoreremo insieme per trovare la soluzione più adatta alle tue necessità.
Telefono

+3903621731370

Indirizzo

via Consorziale dei boschi, 7 20821 Meda

Email

info@beneggiassociati.com

Contattaci

"*" indica i campi obbligatori

Nome e cognome*